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La grotta di Lourdes*

Dopo la vestizione del 7 dicembre 1933 i superiori destinano Fra' Claudio a Chiampo con l'incarico di costruire una grotta simile a quella di Lourdes. I religiosi di quel convento sono alla ricerca di un'artista a cui affidarne la realizzazione. Si tratta di un'opera di rilevante impegno artistico. Fra' Claudio accetta la difficile impresa ma prima d'iniziare il lavoro va in pellegrinaggio a Lourdes sostandovi una settimana. Passa le giornate sul luogo delle apparizioni. Quando la grotta gli è entrata negli occhi e nella mente ritorna a Chiampo e dà inizio alla prestigiosa costruzione.
Quei buoni e semplici frati pensano che si tratti d'un lavoro di pochi mesi e di poca spesa. Hanno a disposizione tremila lire offerte dalla signora Assunta Caneo ved. Salis di Roma. Pochi sono i soldi ma grande è la fiducia. Fra' Claudio è artista coscienzioso e preciso, amante della perfezione. Ci sono da risolvere grossi problemi di statica e di modellazione di fronte ai quali ingegneri e architetti rimangono perplessi. Fra' Claudio supera le difficoltà con geniali soluzioni. Ogni anfratto, ogni masso, ogni tortuosità, ogni venatura devono rispecchiare la verità dell'originale.
La Grotta di Lourdes ha una sua informe e capricciosa fisionomia; egli vuole riprodurla con scrupolosa fedeltà. La materia che deve plasmare è il cemento. Servono meglio le mani che la cazzuola o lo scalpello. Fra' Claudio è nello stesso tempo, progettista, costruttore, architetto, muratore e manovale.
Lo scultore non è mai stanco, ma si esauriscono i soldi, i debiti si fanno pesanti. I superiori sono preoccupati, i frati han paura di aver fatto un passo più lungo della gamba. Il P. Provinciale vorrebbe fargli sospendere il lavoro al punto in cui si è arrivati, ricoprendo il piccolo monte con rovi e con spine: chiudere così l'avventura. Ma teme la reazione del popolo che dichiara di volere portare a termine la costruzione, collaborando generosamente. Spesso succede che quando non si sa che capro pigliare si va in cerca di quello espiatorio. Fra' Claudio è accusato di essere un testardo perfezionista, lento e sprecone. Nessuno ha il coraggio di ordinagli la sospensione del lavoro, ma siè del parere che facilmente l'arte gli abbia dato alla testa. Egli sogna un monumento tanto grandioso quanto inutile. E poichè si fanno tante chiacchiere ma nessuno gli ordina di fermarsi, Fra' Claudio porta a compimento la sua opera imponente.

Chiampo

La Grotta di Loudes a Chiampo
Lourdes

La Grotta di Lourdes


La grotta riproduce nelle dimensioni, nella forma, in tutti i particolari, quella di Lourdes. E' un piccolo monte di cemento impastato di sacrifici, di umiliazioni, di preghiere. Più pesanti e più amare sono le croci, più il santo artista si sente imitatore di Gesù Cristo.
Fra' Claudio infine affronta un blocco di niveo marmo di Carrara per trarne la Vergine Immacolata. Dalla preghiera, da intere notti di adorazione sgorga l'ispirazione. Egli può annunciare: "La Madonna ce l'ho nella mente". Dal masso informe trae un sorriso di grazia e di luce: l'Immacolata.
Il 29 settembre 1935 è la solenne inaugurazione della grotta. Il popolo che gremisce il piazzale ammira l'opera imponente e vuole vdere l'artista. Fra'  Claudio è lì, ai piedi della Madonna. I superiori gli hanno assegnato un banchetto. E' pallido, assente, trasfigurato. Sembra lui stesso una visione, una visione che presto si dilegua.
Consegna ai devoti della Madonna la grotta di Chiampo che si apre come un amaestosa conchiglia di ammirevole perfezione artistica aperta sull'avvenire e affida se stesso a Dio.

L'arte a servizio di Dio*

Il nuovo stile di vita mette le ali a Fra' Claudio per un volo decisamente orientato verso le vette della perfezione. Ma che ne è dell'arte, primo ideale e grande amore di gioventù? Egli aveva chiesto di diventare frate artista, ma la luce sfavillante della contemplazione fa impallidire la bellezza dell'arte. Sono i superiori a richiamarla alla memoria affidandogli l'esecuzione di alcune opere d'arte sacra.
Dopo l'Immacolata della grotta di Chiampo scolpisce l'estasi di S. Antonio che muore contemplando il volto del Signore. E' una statua che nasce dall'ispirazione artistica e dalla luce spirituale di uno scultore che lavora pregando.
E' un S.Antonio dal volto trasfigurato nella viosione beatifica. Un sorriso celestiale fiorisce dalle labbra del santo, riverbera negli occhi, nel viso, in tutti i muscoli. E' un lavoro di splendida bellezza.

S.Antonio in estasi Volto

Particolare dell'opera


Un'altra opera d'alta ispirazione artistica è il Cristo morto, tratto dalla Sacra Sindone.
Durante un pellegrinaggio a Torino lo scultore contempla il sacro lenzuolo che avvolse il corpo del Redentore. L'impronta della Sindone gli rimane impressa nell'anima, come una visione. Riesce ad averne delle fotografie di alta perfezione tecnica. Le studia con la passione di uno scienziato, con l'ispirazione di un artista, con l'intuizione di un conteplativo. Ne rileva tutti i segni, tuttte le luci e le ombre, ne fa oggetto di ricerca e di meditazione. Scopre che la figura impressa nella sindone è di tale perfezione anatomica da non trovare riscontro in nessun'altra creatura umana. La traduce nel marmo con impeccabile fedeltà.
Fra' Claudio s'immedesima con la passione di Gesù. Ricorre alla flagellazione ed altre forme di penitenza. Ambisce gli ufficipiù spregevoli del convento. Durante la lavorazione del Cristo Morto ha la gradita visita dell'amico pittore Bepi Modolo che gli osserva: " Ho l'impressione che questo lavoro vada a rilento".
Lo scultore spiega che deve pure accudire alla cucina e alle stalle. Modolo ribatte: "Tu sei scultore. Al resto ci dovrebbero pensare gli altri frati". Fra' Claudio pacatamente conclude: "E all'anima mia chi ci deve pensare? Gli umili servizi del convento mi aiutano a salvarla meglio della scultura".
Il Cristo Morto è l'opera più sofferta e più amata da Fra' Claudio. Il corpo dell'Uomo-Dio non è lasciato nell'abbandono della morte ma è adagiato in una pace solenne e divina, in attesa della resurrezione. Le membra del Redentore deposto dalla croce, anche se inanimate, sono di una maestosa bellezza. L'architetto Prof. Domenico Ruppolo si complimenta con lo scultore: "Granzotto, hai creato un capolavoro".

Cristo Morto Volto
Particolare dell'opera

La Grotta dell'Istituto "Luzzatti"

Il segreto di Suor Eufrosina°
 
Suor Eufrosina Buso è la superiora dell’orfanotro­fio Luzzati di Vittorio Veneto. Si dibatte in mille pensieri perché ha un piccolo stormo di orfanelle a cui provvedere e c’è la guerra. Ma ciò non le impe­disce di accarezzare qualche sogno. Ha ideato un piccolo progetto che le sta particolarmente a cuore. Vorrebbe condurlo in porto, pur navigando in cattive acque.
Conosce Fra Claudio, ne ammira l’abilità artistica, il grande cuore. Chiede aiuto a lui per la costruzione di una piccola grotta di Lourdes, nel giardino dell’orfanotrofio. Le mancano i soldi, ma confida nella provvidenza e anche nella bontà del religioso che non fa conto di ricompense materiali.
Suor Eufrosina sogna di aver un minuscolo san­tuario per la devozione delle orfanelle e nello stesso tempo un’opera dell’artista da conservare come caro ricordo.
La buona religiosa da parecchi anni nasconde in cuore una spina, causa di molta tristezza. La costru­zione della grotta le darà certamente l’occasione d’avvicinare Fra Claudio e confidargli la propria pe­na. Lo ritiene un uomo di Dio, fa molto conto dei suoi consigli.
L’11 febbraio 1946 l’artista, con piccone e badile, inizia da solo i lavori di sterro. Lo scavo procede alacremente, quando il cielo si oscura con neri nu­voloni, si muove un vento impetuoso simile ad un uragano. Il fenomeno è inspiegabile, in quella stagio­ne. Suor Eufrosina sta osservando Fra Claudio, dive­nuto sterratore, che lavora di gran iena. Ma impaurita dalla furia dei ciclone che sta per scatenarsi, fugge e si ripara nell’interno dell’istituto. Fra Claudio la rag­giunge dopo pochi minuti e sorridendo le dice:
- Sorella, la grotta è un’opera voluta dalla Madon­na.
Infatti il demonio sta dimostrando la sua rabbia e provoca l’inferno. Però è tutto inutile. L’Immacolata tornerà a schiacciare la testa del serpente iniquo.
Di lì a pochi minuti il vento si placa, il cielo si ras­serena.  
- Falso allarme - esclama Fra Claudio e torna al lavoro.
La suora è stupita. In questi avvenimenti vede il dito di Dio ed è incoraggiata a portare a termine il progetto. Fra Claudio però è molto occupato. Alla grotta del Luzzati può dedicare, raramente, qual­che mezza giornata. Deve poi tornare in fretta al convento dove quotidianamente lo attendono molti impegni. Ci sono pure altre case religiose del Ve­neto che richiedono la sua opera d’artista. E’ per­ciò assente per intere settimane o per qualche me­se. Alla grotta di suor Eufrosina restano le briciole di tempo.
Arriva l’estate. Durante la canicola del solleone l’artista, invece del riposo che tutti si concedono, è all’orfanotrofio Luzzati a portare avanti il lavoro della grotta. Madido di sudore, si arrabatta con cazzuola, scalpello, raschietto per affrettare l’opera. Le buone suore lo vedono trafelato e ne hanno pietà. Accorro­no con qualche bibita.
- Fra Claudio, beva qualcosa di rinfrescante; non vede che sta annegando nel sudore?
- Ecco cosa sanno fare le buone suore - egli ri­sponde bonariamente - vedono che sto annegando e portano ancora acqua! E si scusa dicendo:
- Preferisco non bere. E’ il modo migliore per ri­sparmiarmi altro sudore.
Il refrigerio lo va a cercare, di tanto in tanto, nella cappella dell’orfanotrofio, dove va a pregare. Le suore lo osservano e commentano:
- Ecco perché Fra Claudio non vuole le nostre bi­bite. Preferisce la sorgente dell’acqua viva, Gesù. E’ in uno di questi momenti che Suor Eufrosina lo avvicina. Pensa che sia arrivata l’occasione buona per confidargli il segreto. E’ sempre convinta che solo lui potrà dire una parola rassicurante.
- Non basta un confessore. Qui ci vuole un santo - dice tra sé la buona suora. Accosta il fraticello che sta uscendo dalla cappella. Quando gli è di fronte, sente venir meno le forze, è presa da una grande agitazione. Non ha il coraggio di fare l’importante confidenza. Fa il gesto d’allontanarsi, muove alcuni passi, ma Fra Claudio la richiama:
- Sorella, le devo parlare. Dalle labbra del pio religioso, prima che suor Eu­frosina apra la bocca, esce chiara e senza equivoci, la risposta attesa da tanti anni.
La suora è commossa, non sa se piangere, se gri­dare di gioia. Non può fare né l’una, né l’altra cosa. Sgrana due occhi lucidi, più eloquenti di ogni com­mento.
La grotta è ultimata. Occorre una bella statua della Madonna da collocare nella nicchia. La madre superiora ha fretta, Fra Claudio non ha tempo di eseguire la scultura. Si trova un compromesso: egli prepara un modellino, l’esecuzione dell’opera sarà affidata allo scultore Giuseppe Grava appena uscito dal sanatorio.
- E’ padre di famiglia - dice Fra Claudio alla suora - ha bisogno di lavoro. Le farà una bella Madonna. Diecimila lire, mi paiono il giusto com­penso.
La povera superiora rimane turbata. La grotta è stata costruita dal lavoro gratuito di Fra Claudio e dalla generosità di qualche pia persona che pagò il cemento e il materiale necessario. Diecimila lire per la statua non ci sono. Ma prima che Suor Eufrosina esprima il proprio imbarazzo, Fra Claudio la previene:
- Chi ha detto che sarà lei a pagare? Ci penserà la Madonna.
La suora si augura che sia vero. E pensa:
- Qui ci vorrebbe un miracolo. Dopo tutti quelli che la Vergine Santa ci ha fatti, come si può credere che ce ne voglia fare un altro, il più grosso? Ma se lo dice Fra Claudio....
Non passano molti giorni e alcune buone signore di Vittorio Veneto si offrono a pagare il conto allo scultore tubercoloso.
La nuova statua di marmo è nella nicchia, ma a Suor Eufrosina non piace. E’ una Madonna dal volto triste. La suora invece vorrebbe un sorriso per le sue orfanelle. E lo scalpello di Fra Claudio, con alcuni tocchi di grazia, fa sorridere la Vergine.
- E’ una Madonna bella ed è anche miracolosa - dice la suora pensando alla misteriosa storia della grotta dell’orfanotrofio Luzzati.
Il giorno dell’inaugurazione, 12 settembre 1946, Suor Eufrosina, con gli occhi velati di pianto, ringra­zia la Vergine venuta a portare un sorriso alle orfa­nelle. Vorrebbe ringraziare anche Fra Claudio e lo cerca tra la piccola folla accorsa per la cerimonia... Ma l’artista è scomparso.
E’ anche lui bisognoso di gioia. Non è difficile pensare dove sia andato a cercarla.

 

Grotta del Beato a Vittorio Veneto

Grotta del Beato nell'antico orfanotrofio "Luzzatti"
oggi  Istituto "De Zorzi - Luzzatti"
in Via Pasqualis, 30 a Vittorio Veneto.
Questa è la quarta e la più piccola grotta realizzata dal Beato.
Madonnina del Beato

Madonna della Grotta nell'orfanotrofio Luzzatti
opera dello scultore Giuseppe Grava,
ritoccata dal Beato e conservata nel nostro convento

Medaglione

Medaglione in bronzo in occasione della Beatificazione di Fra' Claudio
opera di G. Grava (figlio di Giuseppe Grava) del 1994
Comm. Vittorio Della Grazia

Comm. Vittorio Della Grazia
benemerito cittadino che lasciò numerose opere e
benefattore dell'organo della nostra chiesa.

Opera del Beato nel 1939 conservato nell'archivio del Convento

Reliquia Beato

Reliquie dell'abito e della tonaca da lavoro usati dal Beato
conservate nell'archivio del convento
Manoscritto Reliquia

Manoscritto su busta di Fra' Teofilo Lovato (sarto provinciale dell'epoca) descrittivo dei frammenti di tessuto del Beato (foto a sinistra)


Martello del Beato
Martello usato dal Beato Claudio e
conservato nell'archivio del Convento

*tratto dal libro: "Il Messaggio di Fra' Claudio", P. Redento Fusato, Collegio Serafico Missionario di Chiampo
°tratto dal libro: "Beato Claudio Granzotto", P. Redento Fusato, Santuario "Grotta di Lourdes" del Beato Claudio, Chiampo