L'icona
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Per contemplare l’Icona

 
Il convento di san Francesco in Vittorio Veneto è stato la dimora abituale di fra Claudio Granzotto per quasi tutto il tempo della sua vita di frate (1933-1947).

Qui Egli ha lasciato opere che sono considerate capolavori: l’estasi di sant’Antonio e il Cristo in attesa della Risurrezione, insieme alla “predica del buon esempio” fatta andando alla questua nei paesi vicini e servendo i poveri che venivano alla porta del convento,

Il 20 Novembre 1994, Giovanni Paolo II lo presentò alla chiesa universale come “beato”.

I frati di Vittorio Veneto sentono il dovere di esporre nella loro chiesa, come segno della presenza del beato Claudio, una ICONA che vuole esprimere, attingendo dal simbolismo tradizionale, le realtà spirituali che Egli ha vissuto, inserendo nell’immagine alcuni momenti significativi della vita dello scultore stesso.

Il giovane iconografo Enzo Bozzer, dopo essersi inoltrato nella conoscenza dell’arte e della esperienza spirituale del beato Claudio ha affrontato l’impresa di scrivere questa icona.

Gli iconografì non pongono la loro firma. Essi sanno di fare una cosa sacra, di presentare una finestra aperta verso l’infinito.



Simbologia


La persona del beato Claudio, asse centrale dell’immagine, indossa il saio e la corda come quelli che l’iconografia francescana riserva a Francesco d’Assisi e ai suoi santi.

L’atteggiamento benedicente ricorda una espressione familiare a chi si avvicinava a fra Claudio: «aiuterò e consolerò tutti». La mano sinistra sostiene un cartiglio con la scritta: «Estrassi dal marino duro candide statue. Lo Spirito Santo ha scolpito me», parola ricavate dal suo detto: «Estrassi dal marino duro candide statue di Santi, della Vergine, di Cristo. Gesù si degni di formar di me un vero frate minore ora che tutto mi consacro a Lui irrevocabilmente...».

I due angeli alla sommità dell’icona adorano la presenza di Dio che si rivela e sono frutto di paziente preghiera e lavoro del beato. Il volto di Cristo è quello che fra Claudio dice di aver incontrato nella sua giovinezza e che poi ha ammirato nella sindone di Torino e scolpito nel “Cristo in attesa della Risurrezione”.

L’immagine della Madonna, scolpita per la Grotta di Lourdes, è la Sempre Vergine, venerata con particolare volontà dai francescani, segno della capacità che ha l’uomo, fra Claudio in particolare, di essere spazio che accoglie Dio che si rivela.

Due ‘fatti’ rilevanti della vita di fra Gaudio sono: la sua attività di scultore e il servizio ai poveri. Egli sa bene cosa significhi provvedere un blocco di marmo e togliere tutta la materia che impedisce di vedere il capolavoro che esso contiene. È questa l’arte che gli ha permesso di vedere nel prossimo, in particolare nei poveri la presenza di Cristo.

I piedi scalzi del beato Claudio poggiano bene a terra. Questa terra è resa santa dalla presenza di due chiesette: San Francesco e Sant’Augusta di Vittorio Veneto.

In esse fra Claudio ha vissuto «esperienze mistiche» ben documentate da testimoni che hanno incontrato più volte il beato mentre trascorreva la notte in preghiera steso sul pavimento...

Lo sfondo oro proietta il beato dentro la realtà divina dove il tempo e lo spazio sono trasfigurati.

Gli stemmi del Vescovo di Vittorio Veneto Eugenio Ravignani e quello dell’Ordine Francescano stanno a dire che il beato è un dono fatto alla chiesa pellegrina sulla terra perché il Vangelo venga letto non solo sulla carta stampata ma anche nelle persone che si sono messe nelle mani di Cristo e si sono lasciate scolpire dal Divino Artista.

Dalla sommità dell’icona entrano raggi di luce che si posa sull’universo trasfigurandolo. È questa la trasfigurazione che viene colta dai santi.

 È questa la luce che il beato Claudio ci incoraggia a mantenere brillante in ciascuno di noi rifornendo le nostre lampade con l’olio della fede della speranza e della carità.

Icona